Per chi suona la campana, la triste realtà di Ernest

di Edoardo Lalicata

“Per chi suona la campana” è un romanzo di Ernest Hemingway che si basa su fatti realmente accaduti e che egli stesso ha vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Tutto iniziò nel 1940 sulle montagne della Spagna dove troviamo Robert Jordan (alterego di Ernest), un giovane soldato americano partito volontario per una missione: far saltare un ponte vitale per le forze franchiste. Qui Robert fa la conoscenza di Anselmo, un rivoluzionario che lo conduce al suo accampamento, del capogruppo Pablo, dello zingaro Rafael e di Maria, una giovane ragazza di cui si innamora. Iniziamo con i punti forti della trama: questo racconto man mano che si va avanti rivelerà sempre più sorprese, ci farà capire il rapporto fra i personaggi principali e secondari, ci racconterà le storie precedenti alla guerra e la vita antecedente dei personaggi e ognuno di essi si rivelerà più interessante e misterioso di quello precedente. 

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Purtroppo questo racconto di guerra presenta anche delle falle: per iniziare il linguaggio scurrile e volgare, i racconti macabri e crudeli dei personaggi, i complotti e le scene di tradimento e carneficina. Nonostante questi punti deboli, il libro presenta una spirale di emozioni e  sentimenti  molto coinvolgenti e reali: ci presenta una realtà che noi non abbiamo mai conosciuto, dove sono esistite persone che hanno versato sangue e sudore nella speranza di sfuggire alla guerra, rimanendone invece sempre più coinvolti.

Alcuni sono poi sopravvissuti con una cicatrice mai dimenticata, altri sono morti, alcuni ancora sono rimasti segnati a vita. Consiglio a tutti di leggere i racconti di Ernest, un uomo che è riuscito a sfuggire a questa realtà e che ha avuto il coraggio di narrarla.

CinemaMania, il ricordo indelebile di una giovane chiamata Anna Frank

di Silvia Corradi e Valentina Verde

Hanneli e Anna sono due adolescenti ebree di origine tedesca che vivono ad Amsterdam da quando le loro famiglie hanno deciso di abbandonare la Germania.

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La locandina del film uscito nel 2009

Se a prima vista i nomi ci suggeriscono poco, la storia sicuramente ci risuona molto familiare.Infatti, quando la scorsa settimana la nostra classe si è ritrovata con la prima e la terza media a vedere “Mi ricordo Anna Frank”, erano davvero in pochi a non conoscere per fama la giovane ragazza ebrea autrice del più famoso diario della storia.

Il film “Mi ricordo Anna Frank” non è solo il racconto di una guerra atroce che ha fatto tantissime vittime, ma anche quello dei valori e dei sentimenti autentici.

L’amicizia che lega Hanneli e Anna è molto profonda, ma verrà spezzata dall’attuazione delle leggi antiebraiche, dalla conseguente occupazione tedesca e le successive improvvise sparizioni di amici e parenti, tra cui la stessa famiglia Frank, nascostasi in un alloggio segreto.

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Una scena del film “Mi ricordo Anna Frank”

Le due amiche si ritroveranno loro malgrado nel campo di concentramento di Bergen Belsen, dove Anna è tra i deportati senza alcun privilegio e dove troverà la morte. Hanneli verrà a conoscenza della morte dell’amica solo dopo la fine della guerra, quando Otto Frank andrà a trovarla in ospedale e le dirà che sua figlia non è sopravvissuta. Da quel momento Otto diventerà il padre adottivo di Hanneli e riuscirà a farla arrivare in Palestina dove potrà iniziare una nuova vita.

Una parte interessante del film è la storia del rabbino Buch, salvato da un soldato tedesco in cambio di lezioni per migliorare il suo livello d’istruzione.  La riconoscenza del rabbino è evidente nel momento in cui quest’ultimo, dovendo interrogare il ragazzo, non gli fa domande sulle nozioni da studiare. Lo schiaffo in faccia finale sarà per il giovane motivo di profonda riflessione.